giovedì 2 dicembre 2010

Un Ponte per le Stelle


Sull'onda delle mie recenti considerazioni sulla sesta grande estinzione che sta avvenendo per mano nostra, mi viene da riflettere sul ruolo della nostra specie nella lunga storia della vita. Ovviamente, nessun organismo nasce con un fine da compiere nell'universo, ma è inevitabile che la sua esistenza abbia un impatto, più o meno forte, sugli altri organismi. Vari gruppi biologici hanno segnato indelebilmente la storia della terra: i cianobatteri che modificarono l'atmosfera primigenia rendendola respirabile per la maggior parte dei moderni gruppi viventi, le prime piante che resero vivibili le terre emerse, gli artropodi che le conquistarono e divennero parte integrante di ogni ecosistema, i dinosauri, che furono il gruppo di vertebrati dominante per più tempo di qualsiasi altro. E poi ci siamo noi, non come gruppo, ma, forse per la prima volta, come singola specie, a originare un evento epocale, la sesta grande estinzione. Ma il nostro ruolo dev'essere solo negativo? Non necessariamente. Come ho spiegato nell'altro articolo, ritengo improbabile che qualsiasi grande evento geologico o antropogenico, per quanto devastante, possa cancellare del tutto la vita; l'unica cosa che può farlo è la distruzione totale di questo pianeta, cosa che avverrà fra 5 miliardi di anni quando il Sole finirà il carburante e ci avvolgerà in un abbraccio di fuoco. Di tempo ce n'è, ma perchè non cominciare subito a provvedere per il più alto degli obiettivi, la fuga da questo mondo condannato, fuga che renderà la vita capace di espandersi di mondo in mondo e di conquistare le stelle, diventando di fatto indistruttibile e riempiendo i vuoti abissi del cosmo? La scienza umana può sicuramente progredire al punto da rendere possibile la colonizzazione di altri pianeti, se non subirà una botta d'arresto a causa della crescente stupidità della popolazione o di un eventuale moria di massa che probabilmente avverrà nel caso continuiamo a marciare sulla strada dell'estinzione. 5 miliardi di anni sono tanti, i nostri discendenti o creature totalmente diverse potrebbero, fra milioni o miliardi di anni, essere ancora largamente in tempo per cominciare a pensare al problema, ma perchè non darsi da fare in anticipo, perchè non essere i primi a portare la biosfera nello spazio e a rendere la vita eterna? La finora solo ipotizzata tecnologia del terraforming consisterebbe nel rendere vivibile un pianeta invivibile, largamente attraverso l'uso di viventi che, messi in presenza delle risorse necessarie, andrebbero a costituire un ecosistema simile a quello terrestre rendendolo abitabile anche per l'uomo. La strada è sicuramente ancora lunghissima, ma sicuramente stimolante, non solo per l'alto ideale di espandere la vita fra le stelle, ma anche nel nostro stesso interesse, come popolazione in espansione che abbisogna di spazio e risorse.

Nessun commento:

Posta un commento