venerdì 15 ottobre 2010

La Megafauna che non c'è più


C'è un motivo per cui la gente quando pensa agli animali estinti pensa ai Dinosauri, e quel motivo è che i dinosauri sono, oltre ogni ragionevole dubbio, il più figo e cazzuto gruppo di Cordati mai esistito. Ciò nonostante, Madre Natura è stata generosa nel distribuire la figaggine ai suoi figli, viventi o estinti, e al mondo di coloro che non ci sono più appartengono anche altre creature bizzarre e incredibili, vissute in epoche così primitive e remote da risultare inimmaginabili, o così familiari e vicine da aver convissuto con noi. Ispirato dall'articolo del National Geographic di questo mese dedicato all megafauna australiana estinta, dedico questo post al secondo dei due gruppi, che includeva un vasto e bizzarro assortimento di mammiferi, ma anche di rettili e uccelli, mastodontici, sparsi in tutti gli angoli del mondo. In una fatale congiunzione di cambiamenti climatici e inaspettata comparsa di una, ahem, nuova specie di primate estremamente efficiente nella caccia (non si sa ancora in quale misura abbiano influito l'una o l'altra, anche se le scimmie bipedi sono fortemente additate da molti) questi esseri sono spariti per sempre, lasciandoci solo ossa e fossili. Ecco i miei preferiti, divisi per nazionalità:

1) Nord America: ...

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...sapete cosa? La megafauna nordamericana estinta è troppo abusata. Tutti conoscono mammuth, rinoceronti lanosi, smilodonti (tigri dai denti a sciabola) e megaloceri (cervi giganti). Passiamo ad altro.

2) Sud America: Le ossa dei giganti sudamericani furono studiate da Darwin durante il viaggio del Beagle, facendolo riflettere sulla somiglianza tra i colossi estinti e i loro moderni cugini. Nelle pampa scorrazzavano, fra gli altri, una specie di Smilodonte sudamericano, un gigantesco uccello predatore incapace di volare (Phorusrhacus), una serie di mega-armadilli dal guscio rotondo e dalle code corazzate (Glyptodon, Doedicurus), un grosso camelide dotato di una corta proboscide (Macrauchenia) e il mio favorito, il bradipo terricolo gigante (Megatherium), una palla di pelo e artigli sradica-alberi grande come un elefante. Non mancavano creature marsupiali come il predatore Thylacosmilus dalle zanne a sciabola.

3) Australia: leggetevi il National Geographic, no? Fra leoni marsupiali e canguri giganti, il mega-vombato noto come Diprotodon, il più grande marsupiale conosciuto, spicca come un fulgido, pelosissimo astro delle dimensioni di un rinoceronte. Una gigantesca lucertola predatrice, una volta nota come Megalania ma ora chiamata Varanus priscus perchè strettamente imparentata coi moderni varani, seminava il terrore coi suoi oltre sei metri di lunghezza.

4) Nuova Zelanda: qui gli uccelli la fanno da padrone. Il Moa (Dinornis) coi suoi quasi 4 metri d'altezza, era il più grande uccello conosciuto, una sorta di iper-struzzo dal collo lunghissimo e dalle piume filamentose. Anche con la sua mole, il pacifico Moa non era al sicuro dalla più grande aquila mai esistita, l'aquila di Haast (3 metri di apertura alare e 15 kg di peso, che per un uccello volatore non è poco).

sabato 9 ottobre 2010

Visita all'American Museum of Natural History


Con notevole ritardo ho deciso (perchè no?) di scrivere le mie impressioni sulla mia (doppia) visita all'American Museum of Natural History, che ho avuto occasione di fare durante una piacevole vacanza a New York alla fine di luglio. Studiando io all'università di Bologna, mi è capitato spesso di passare per il Museo di Zoologia di questa città: due o tre piani, relativamente piccolini, in cui sono sistemate teche contenenti animali impagliati polverosi e bucherellati dai tarli, spesso imbalsamati male e probabilmente morti intorno al 1300, accatastati con pochissimo criterio e senza uno straccio di spiegazione scritta. Il luogo è sempre deserto e tetro, e vagamente inquietante. Essendo abituato a una tal lugubre messa in scena, è naturale che la mia testa sia praticamente esplosa entrando in quel tempio della scienza che è l'AMNH, 4 piani e chissaddio quanti metri quadrati di esposizioni modernissime e spettacolari comprendenti milioni di reperti. Ecco un elenco delle cose che mi hanno colpito maggiormente e del perchè:

1)Mammiferi Nordamericani: dopo il museo di Bologna, tutto mi sarei aspettato fuorchè l'entusiasmarmi per animali impagliati, e soprattutto per animali impagliati non provenienti dai paesi dove al giorno d'oggi la megafauna è più spettacolare - Africa e Asia. Sorprendentemente invece, forse proprio perchè gli animali di questi due continenti sono usati fin troppo spesso nei documentari naturalistici, mi ha appassionato molto di più l'esposizione di mammiferi nordamericani: gli esemplari sono vecchi ma conservati alla perfezione, tanto da sembrare vivi, e inseriti in spettacolari e artistici diorami.

2)Rettili e Anfibi: rispetto ad altre sezioni del museo, gli amici striscianti si beccano una sala relativamente piccola, ma estremamente ben realizzata e affascinante. Vi sono alcuni rettili impagliati DAVVERO enormi (Coccodrillo Americano, Alligatore del Mississippi, Testuggine di Aldabra, alcune Tartarughe Liuto e Varani di Komodo e un pitone reticolato inseriti in bei diorami) e moltissimi altri rettili e anfibi più piccoli sistemati in teche a seconda dell'argomento (riproduzione, crescita, alimentazione...) sempre accompagnati da spiegazioni ben fatte e dettagliate.

3)Biodiversità: a parte la bizzarra decisione di costruire un gran diorama centrale della foresta pluviale e poi lasciarlo immerso nella penombra, la sala della biodiversità è davvero bella: per metà occupata da cartelloni e monitor informativi, per l'altra da un imponente albero della vita composto da esemplari o modellini di un vastissimo numero di specie che va a coprire tutti o quasi tutti i phyla conosciuti, sistemati secondo la storia evolutiva e i legami di parentela.

4)Oceani: due piani di bellissimi diorami rappresentanti la grandissima varietà degli ecosistemi marini e dei loro abitanti, con annesse spiegazioni su di essi e sulla loro importanza per l'uomo. Al centro, appeso al soffitto, c'è un modello in scala 1:1 di Balenottera Azzurra. Uno non può avere idea di quanto cazzo è grande una Balenottera Azzurra finchè non lo vede coi suoi occhi.

5)Evoluzione dell'Uomo: molto interessante anche la sala contenente reperti fossili (tra cui la leggendaria Lucy) e articolate spiegazioni sull'evoluzione dell'uomo e del suo cervello. Meno condivisibile l'idea di dedicare altre, vaste sale di un museo SCIENTIFICO a reperti antropologici di varie culture umane più tarde.

6)Fossili: l'attrazione principale del museo, e si capisce anche il perchè. 5 sale (Origine ed Evoluzione dei Vertebrati, Dinosauri Saurischi, Dinosauri Ornitischi, Origine ed Evoluzione dei Mammiferi, Mammiferi Preistorici) ricolme di fossili bellissimi e straordinariamente conservati di un incredibile varietà di gigantesche e bizzarre creature preistoriche. Ho notato con piacere che conoscevo come vecchi amici un certo numero dei fossili esposti, le cui fotografie si trovano spesso in pubblicazioni sull'argomento, e ora potevo finalmente vederli di persona. Oltre a creature generalmente sconosciute, qui ci sono le superstar dei dinosauri, quelli che ogni bambino con un pò d'amor proprio conosce a menadito dall'età di 2 anni: il T-Rex, l'Apatosauro, lo Stegosauro, il Triceratops, l'Allosauro e innumerevoli altri. Lo spettacolare scheletro del Barosauro che difende il suo cucciolo da un Allosauro si trova non nell'area dei fossili, ma nell'atrio del museo.

Che dire? Wow. Ho visitato il museo ben due volte, e anche se le mostre temporanee (rettili vivi, planetario con la voce di Woopy Goldberg, ULTERIORE planetario con la voce di Leonardo di Caprio) non erano particolarmente interessanti, le esposizioni permanenti sono più che sufficienti a superare anche le più alte aspettative.

venerdì 8 ottobre 2010

PARASSITI!


Un post per ricordare un gruppo di organismi di solito (anche giustamente) odiati a sangue, accomunati non tanto da legami di parentela (possono essere unicellulari o pluricellulari, piante o animali, vertebrati o invertebrati) quanto dallo stile di vita basato sul ricavare cibo e altre risorse a danno di altri organismi: sto parlando dei parassiti. Ho sempre avuto un rapporto di amore-odio nei confronti di questa vasta accozzaglia: da un lato sono ipocondriaco marcio, la sola vista in fotografia di frattaglie e malattie mi fa venire un conato, e le punture estive di zanzare e tafani, oltre a qualche assalto di FOTTUTE zecche mi fanno provare il comune odio verso gli opportunisti della natura, siano essi insetti ematofagi (succhiasangue) o vermi nematodi che si scavano la loro strada negli organi vivi della vittima. Dall'altro i parassiti sono uno dei più fulgidi esempi di cosa è in grado di fare l'evoluzione, e di fin dove sia disposta a spingersi la vita pur di accaparrarsi quel pò di risorse che le permettano di continuare a esistere. Dopo tutto, alcuni di questi esseri hanno scelto proprio l'habitat più estremo di tutti, il luogo da cui tutti gli altri organismi si sforzano di tenersi lontani: la pancia di un altro animale. Per sopravvivere a seconda della loro specializzazione (interni o esterni, immobili o mobili, ematofagi, mangiatori di carne o di cibo già digerito) e del loro phylum (artropodi, nematodi, platelminti, cordati...) questi esseri hanno sviluppato inoltre una serie di strumenti e cicli vitali incredibilmente interessanti. Essi hanno inoltre un ruolo fondamentale nell'ecosistema, contenendo determinate specie o fungendo da preda per altre, e di recente gli ecologi hanno cominciato a realizzare che un ecosistema sano deve avere sane popolazioni di parassiti.

Fra parentesi, l'immagine immortala un crostaceo isopode che ha l'abitudine di ancorarsi alla base della lingua dei pesci bloccandone il flusso sanguigno; la lingua a breve muore e si distacca, ma il pesce può sempre continuare a usare l'isopode al posto di essa, in modo da condurre una vita "normale" e lunga (come lo sarà, di conseguenza, quella dell'isopode). La natura a volte sa essere una psicopatica figlia di puttana.