lunedì 27 dicembre 2010
Taxonomy FAIL
Una divertente frivoleria (ma sarà poi tanto frivola?) come regalo di Natale: il "Taxonomy Fail Index" proposto a settembre dal buon Alex Wild sul suo blog MYRMECOS. Egli suggerisce di misurare la gravità di un errore di identificazione fra una specie A e una specie B in questo modo: dividere il numero di milioni di anni passati da quando A e B si sono separati dal loro ultimo progenitore comune per il numero di milioni di anni passati da quando scimpanzè e uomo si sono separati dal loro ultimo progenitore comune. Confondere un uomo per uno scimpanzè equivale a un errore di 1 sul TFI. Scambiare, come nella foto, un opossum con un gatto è 24.6 volte più grave. Scambiare un ape con una vespa totalizza un 25.2, e in culo a tutti quelli che non sono in grado di farlo.
Buone feste!
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martedì 21 dicembre 2010
Spotlight Zoologia: Tardigrada
Come ho avuto occasione di accennare, la tassonomia moderna diventa sempre più complessa, il che non fa che rendere sempre più remote le possibilità che i villici (tutti voi) prima o poi acquistino una seppur minima base di questa scienza, almeno tanto da poter dire la differenza fra un bruco e un'anaconda. Anche quei pochi che hanno, per cultura generale, un minimo d'infarinatura, si fermano a divisioni grossolane tipo "vertebrati vs invertebrati" senza immaginare che in realtà i vertebrati sono solo la piccola parte di un piccolo phylum che svanisce in un mare di altri, più grossi e numerosi, da quelli familiari come gli Artropodi e i Molluschi a quelli pressocchè sconosciuti al grande pubblico, come i Tardigradi. Ma cosa sono, poi, i tardigradi? Piccoli esseri tozzi con otto corte zampette unghiate, e un corpo vagamente segmentato (sono un sister group degli Artropodi, infatti), che vivono un pò ovunque nel mondo, ma sono talmente piccoli da essere invisibili a occhio nudo e da poter "nuotare" in quel pò di umidità raccolta in muschi e licheni. Cos'hanno di così particolare? Sono poliestremofili: un estremofilo è un organismo che può sopravvivere a un certo tipo di condizioni estreme, quindi un poliestremofilo sarà un organismo in grado di resistere a MOLTI tipi di condizioni estreme. E in effetti i nostri tardigradi (per qualche oscuro motivo chiamati in inglese "water bears" anche se più che a un orso assomigliano a Jabba the Hutt) sono notevolmente cazzuti: possono sopravvivere a temperature elevatissime (151 gradi) o quasi nulle (-272), possono resistere per dieci anni in stato disidratato, possono sopportare una pressione di 1200 atmosfere e possono sopravvivere a una quantità di radiazioni più di 1000 volte superiore a quella che ucciderebbe un uomo. Lo stato di bassissimo metabolismo a cui devono i loro straordinari superpoteri si chiama criptobiosi, e ha permesso ad alcuni tardigradi di sopravvivere per ben dieci giorni nello spazio, dove con "nello spazio" non si intende dentro un'astronave, ma nello spazio aperto, senz'aria, cibo o acqua, con temperature gelide e piogge di radiazioni. In effetti ce n'è abbastanza per sospettare che ogni tardigrade sia in realtà un minuscolo frammento di Chuck Norris, se non fosse che Chuck Norris non si può spezzare.
Mai.
mercoledì 15 dicembre 2010
Top Ten: le 10 nuove specie più cool della decade
Dei documentaristi in collaborazione con Conservation International si sono divertiti a scegliere le loro dieci specie preferite scoperte negli ultimi dieci anni. Cliccando qui potete leggere l'articolo in inglese e vedere le immagini, sotto riporterò brevemente l'elenco:
1) Tiburonia granrojo: soprannominata "Big Red", è una medusona abissale rossa di un metro di diametro, scoperta grazie all'uso di telecamere subacquee.
2) Phobaeticus chani: lungo più di mezzo metro, è l'insetto (stecco) più lungo del mondo.
3) Rhynococyon udzungwensis: questo toporagno elefante è stato scoperto da un italiano. Woot! Non siamo sempre inutili (solo la maggior parte delle volte)!
4) Hemiscyllium galei: lo "squalo bambù", gli scienziati hanno messo all'asta il diritto di dargli il nome e hanno usato i fondi nella difesa ambientale marina.
5) Phragmipedium kovachii: enorme orchidea rosa, scoperta per la prima volta in possesso di un commerciante illegale di fiori rari.
6) Rungwecebus kipunji: non solo una nuova specie, ma anche il primo nuovo genere di scimmia scoperto dal 1920.
7) Nepenthes palawanensis: grossa pianta carnivora nepente (a "imbuto")
8) Cyrtodactylus macrotuberculatus: vi sono due varietà di questo geco, una di foresta e una di caverna.
9) Bradypus pygmaeus: ...indovinate. Si è evoluto in soli 9000 anni di isolamento su un'isoletta, tempo brevissimo per la storia della vita sulla terra.
... ehi, si sono dimenticati di metterci il numero 10! Oh, beh. Come potete vedere, la lista è più che altro un divertimento, e le specie sono state scelte, visto l'obiettivo di farci un documentario, più che altro in base a quanto sono visibili: 5 vertebrati, 2 grossi invertebrati, 2 grosse piante. Anche se è vero che scoprire nuove specie di grossi organismi è più raro e difficile, sono sicuro che molte altre specie, ben più strane e interessanti, avrebbero potuto entrare nella lista. E visto che la posizione è apparentemente vacante, propongo di assegnare il posto numero dieci a un nuovissimo arrivato, Synthia, il primo organismo sintetico, nato quest'anno dal lavoro di Craig Venter. Sarà artificiale, ma è pur sempre una nuova specie, no? E mi pare che la seconda nascita della vita su questa terra non sia roba da poco.
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giovedì 2 dicembre 2010
La verità fa bene, forse (ed è carismatica)
In realtà di solito direi "La verità fa bene, SEMPRE" ma voglio concedere il beneficio del dubbio alla tecnica di sensibilizzazione utilizzata dalla maggior parte delle associazioni benefiche sorte a difesa dell'ambiente. Mi spiego meglio. WWF, Greenpeace e quant'altro di solito pubblicizzano il loro lavoro con gran foto di leopardi, panda, elefanti e altri animali fotogenici e popolari, lanciando campagne di raccolta fondi nel nome di questi animali e spesso presentando come maggior incentivo alla salvaguardia della natura la loro bellezza. Questa tecnica è quella della cosiddetta "Megafauna carismatica", cioè dell'uso "promozionale" di animali noti, grandi e spettacolari per invogliare il pubblico a fare donazioni che poi serviranno a salvare interi ecosistemi, e non solo le specie in questione. Ora, se si tratta di scucire qualche spicciolo per una buona causa a qualche hippy di mezza età che allenta la stretta sul portafoglio solo se gli sventolano davanti la foto di una tigre, non c'è nulla di male. Ma questo metodo di far vedere e sentire alla gente solo quello che vuole vedere e sentire innanzi tutto mantiene la gente ignorante sui veri, ben più importanti motivi per donare (la salvezza di interi ecosistemi, i beni materiali che se ne ricavano, oltre alla loro tanto sventolata, anche se effettiva, bellezza) e sulle creature che difendono (newsflash: la maggior parte dei componenti di un ecosistema ha sei zampe e non figurerebbe molto bene sulle graziose cartoline di Natale che mi ha inviato il WWF, ma cionondimeno è fondamentale, interessante e altrettanto degno di vivere su questo mondo), e in secondo luogo aliena le simpatie di chi riceve il messaggio come un semplice "la natura è carina è pelosa, aiutiamola vi va?" e giustamente dice: "Chemmifrega?". Se si divulgassero VERE NOTIZIE SCIENTIFICHE sulla natura e l'importanza degli ecosistemi e di TUTTI i loro abitanti non solo come fonti di bellezza ma anche come fonti di sapere, medicine, cibo, soldi e soprattutto, come una casa da cui dipendiamo, a mio parere si aumenterebbe l'interesse di chiunque a fare una donazione. Se poi qualche rompiscatole è deluso perchè per ogni tigre che difende salva anche milioni di scarafaggi, che si fotta.
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Un Ponte per le Stelle
Sull'onda delle mie recenti considerazioni sulla sesta grande estinzione che sta avvenendo per mano nostra, mi viene da riflettere sul ruolo della nostra specie nella lunga storia della vita. Ovviamente, nessun organismo nasce con un fine da compiere nell'universo, ma è inevitabile che la sua esistenza abbia un impatto, più o meno forte, sugli altri organismi. Vari gruppi biologici hanno segnato indelebilmente la storia della terra: i cianobatteri che modificarono l'atmosfera primigenia rendendola respirabile per la maggior parte dei moderni gruppi viventi, le prime piante che resero vivibili le terre emerse, gli artropodi che le conquistarono e divennero parte integrante di ogni ecosistema, i dinosauri, che furono il gruppo di vertebrati dominante per più tempo di qualsiasi altro. E poi ci siamo noi, non come gruppo, ma, forse per la prima volta, come singola specie, a originare un evento epocale, la sesta grande estinzione. Ma il nostro ruolo dev'essere solo negativo? Non necessariamente. Come ho spiegato nell'altro articolo, ritengo improbabile che qualsiasi grande evento geologico o antropogenico, per quanto devastante, possa cancellare del tutto la vita; l'unica cosa che può farlo è la distruzione totale di questo pianeta, cosa che avverrà fra 5 miliardi di anni quando il Sole finirà il carburante e ci avvolgerà in un abbraccio di fuoco. Di tempo ce n'è, ma perchè non cominciare subito a provvedere per il più alto degli obiettivi, la fuga da questo mondo condannato, fuga che renderà la vita capace di espandersi di mondo in mondo e di conquistare le stelle, diventando di fatto indistruttibile e riempiendo i vuoti abissi del cosmo? La scienza umana può sicuramente progredire al punto da rendere possibile la colonizzazione di altri pianeti, se non subirà una botta d'arresto a causa della crescente stupidità della popolazione o di un eventuale moria di massa che probabilmente avverrà nel caso continuiamo a marciare sulla strada dell'estinzione. 5 miliardi di anni sono tanti, i nostri discendenti o creature totalmente diverse potrebbero, fra milioni o miliardi di anni, essere ancora largamente in tempo per cominciare a pensare al problema, ma perchè non darsi da fare in anticipo, perchè non essere i primi a portare la biosfera nello spazio e a rendere la vita eterna? La finora solo ipotizzata tecnologia del terraforming consisterebbe nel rendere vivibile un pianeta invivibile, largamente attraverso l'uso di viventi che, messi in presenza delle risorse necessarie, andrebbero a costituire un ecosistema simile a quello terrestre rendendolo abitabile anche per l'uomo. La strada è sicuramente ancora lunghissima, ma sicuramente stimolante, non solo per l'alto ideale di espandere la vita fra le stelle, ma anche nel nostro stesso interesse, come popolazione in espansione che abbisogna di spazio e risorse.
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mercoledì 24 novembre 2010
Un Trailer Primordiale
Molto presto gli inglesi torneranno a caccia di dinosauri!
Chi può non amare una serie in cui un eterogeneo gruppo di britannici si trova a dover affrontare creature mostruose uscite da anomalie spazio-temporali provenienti dal passato e dal futuro?
venerdì 19 novembre 2010
Spotlight Zoologia: Myxini
La tassonomia moderna è un adorabile caos, grazie a tutti i nuovi studi di biologia evoluzionistica e molecolare che stanno pian piano portando a sovvertire i vecchi gruppi basati su somiglianze morfologiche relativamente superficiali e a sostituirli con classificazioni che rispecchiano maggiormente la realtà della storia evolutiva. Generalmente i Myxini, o missine, sono considerati vertebrati agnati, ma c'è anche chi non li considera nemmeno vertebrati. Di certo è che sono un gruppo di Cordati molto più primitivo di tutti gli altri Vertebrati, e di solito le missine vengono confuse con le lamprede, a loro volta confuse coi veri e propri pesci - che in effetti non credo siano un clado valido, ma solo un'accozzaglia di vari gruppi di vertebrati superficialmente simili. Ma sto divagando. Le tenere missine sono creature marine anguilliformi con corda dorsale e cranio cartilagineo, piccoli occhi primitivi e barbigli sensoriali, coda appiattita lateralmente e pelle rosa-grigiastra. Si nutrono di solito di cadaveri o pesci morenti e, essendo prive di mascelle, per riuscire a staccare pezzi di carne dalle flaccide prede formano col corpo una sorta di nodo che stringono sempre di più in modo da forzare indietro la testa con il boccone, che afferrano con una sorta di lingua carnosa ricoperta di denti aguzzi. Le missine sono particolarmente note per secernere, a scopo difensivo, enormi quantità di muco gelatinoso trasparente estremamente viscido; la secrezione è talmente veloce da poter riempire di muco un secchio da 20 litri in pochi minuti. Visto i loro sforzi per presentarsi come bocconi disgustosi, di solito non vengono utilizzate nell'alimentazione umana, tranne una particolare specie che è apprezata in Corea ma si sa, da quelle parti mangiano di tutto. Bon Appetit! (O come diavolo si scrive).
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venerdì 12 novembre 2010
Il destino della specie umana
Ci sono due diffuse (specie fra la plebaglia non addetta) scuole di pensiero su quello che ci attende in futuro: secondo alcuni machisti trivellapozzi l'inquinamento e i cambiamenti climatici sono solo una montatura e il pianeta potrà sostentarci all'infinito, secondo altri hippies succhiatisane l'uomo sta distruggendo irreparabilmente tutto e presto l'intera vita sulla Terra sparirà a meno che non si faccia qualcosa. A mio modesto parere si sbagliano entrambi, e, dalla sommita della mia magnanima benevolenza, vi dirò anche il perchè. E' ingenuamente ottimistico pensare che la nostra specie si estinguerà (e dico "ottimistico" dal punto di vista del resto dell'ecosistema, a cui siamo solo di peso, e di alcuni ambientalisti esaltati, perchè di certo non sono favorevole, come umano, alla nostra estinzione), così come è vanagloriosamente arrogante pensare che noi possiamo, anche con tutti i nostri veleni e le nostre armi, cancellare del tutto la Vita, fenomeno che si è perpetuato ininterrottamente per 3,8 miliardi di anni fronteggiando innumerevoli eventi catastrofici e 5 grandi estinzioni di massa di cui l'ultima, neanche la più grave, ha visto i cieli stessi scatenare la loro furia sulla Terra, scagliando un asteroide di 11 kilometri di diametro nel golfo del Messico (quel posto deve proprio portar sfiga, visto l'odierna situazione) con la forza di dieci MILIARDI di bombe atomiche come quella che colpì Hiroshima. E' impensabile che l'uomo possa anche solo scalfire le popolazioni di batteri, alghe, protozoi, nematodi o anche artropodi e roditori terrestri, senza parlare delle creature marine che vivono in abissi così profondi da non poter essere raggiunti. Allo stesso tempo, l'effetto deleterio dell'attività umana sull'ambiente è innegabile, così come è innegabile che, crescendo la nostra biomassa, il problema delle risorse si farà sempre più grave. Cosa potrebbe succedere, se non si fa qualcosa? La stessa cosa che accade nella dinamica preda-predatore. Quando la biodiversità e l'ambiente saranno così impoveriti e devastati dal nostro operato da non poterci più sostenere, anche la specie umana comincerà a calare di numero. Ancora una volta ripeto che l'estinzione è improbabile, perchè siamo troppi e troppo adattabili e intelligenti (beh, alcuni di noi...), ma se i danni all'ambiente continueranno di questo passo, potremmo ritrovarci improvvisamente senza il terreno sotto i piedi, come un predatore troppo efficiente che ha ridotto troppo i numeri della sua preda, e la perdita di milioni o anche miliardi di vite umane è estremamente probabile. A quel punto, ridotti a relativamente pochi esemplari per centinaia o migliaia di anni, forse selezionati dalla natura per diventare più forti e resistenti, non saremo più in grado di danneggiare ciò che rimane dell'ecosistema, che potrà riprendersi, magari originando un mondo tutto nuovo, al pari di quello che è successo in seguito a ognuna delle cinque grandi estinzioni (non a caso molti ritengono che durante il nostro periodo, l'Antropocene, stia avvenendo la sesta grande estinzione di massa). Rinato l'ecosistema, i nuovi umani prospereranno di nuovo, pronti a ripetere il ciclo. E' una dinamica piuttosto comune in natura con le specie molto efficienti, ma avviene di solito in aree ristrette, e a prezzo di molte vite o di intere specie: noi abbiamo la possibilità, nel nostro stesso interesse, oltre che di tutte le altre specie, di guardare avanti ed evitare la mannaia.
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sabato 6 novembre 2010
Great Migrations, starring Pierce Brosnan
Ho un debole per i trailer epici, quindi ecco qui. Ho visto il primo episodio. Nulla di particolarmente eccezionale come contenuti, belle le immagini. In italiano è narrato da Luca Ward, aka il doppiatore di Pierce Brosnan, che legge il testo con una certa qual comica intonazione sensuale. Sempre meglio di uno dei soliti "personaggi famosi" che gli italiani chiamano di solito a doppiare questo tipo di documentari, tipo Fiorello, Bonolis o Aldo, Giovanni e Giacomo.
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venerdì 15 ottobre 2010
La Megafauna che non c'è più
C'è un motivo per cui la gente quando pensa agli animali estinti pensa ai Dinosauri, e quel motivo è che i dinosauri sono, oltre ogni ragionevole dubbio, il più figo e cazzuto gruppo di Cordati mai esistito. Ciò nonostante, Madre Natura è stata generosa nel distribuire la figaggine ai suoi figli, viventi o estinti, e al mondo di coloro che non ci sono più appartengono anche altre creature bizzarre e incredibili, vissute in epoche così primitive e remote da risultare inimmaginabili, o così familiari e vicine da aver convissuto con noi. Ispirato dall'articolo del National Geographic di questo mese dedicato all megafauna australiana estinta, dedico questo post al secondo dei due gruppi, che includeva un vasto e bizzarro assortimento di mammiferi, ma anche di rettili e uccelli, mastodontici, sparsi in tutti gli angoli del mondo. In una fatale congiunzione di cambiamenti climatici e inaspettata comparsa di una, ahem, nuova specie di primate estremamente efficiente nella caccia (non si sa ancora in quale misura abbiano influito l'una o l'altra, anche se le scimmie bipedi sono fortemente additate da molti) questi esseri sono spariti per sempre, lasciandoci solo ossa e fossili. Ecco i miei preferiti, divisi per nazionalità:
1) Nord America: ...
...
...
...sapete cosa? La megafauna nordamericana estinta è troppo abusata. Tutti conoscono mammuth, rinoceronti lanosi, smilodonti (tigri dai denti a sciabola) e megaloceri (cervi giganti). Passiamo ad altro.
2) Sud America: Le ossa dei giganti sudamericani furono studiate da Darwin durante il viaggio del Beagle, facendolo riflettere sulla somiglianza tra i colossi estinti e i loro moderni cugini. Nelle pampa scorrazzavano, fra gli altri, una specie di Smilodonte sudamericano, un gigantesco uccello predatore incapace di volare (Phorusrhacus), una serie di mega-armadilli dal guscio rotondo e dalle code corazzate (Glyptodon, Doedicurus), un grosso camelide dotato di una corta proboscide (Macrauchenia) e il mio favorito, il bradipo terricolo gigante (Megatherium), una palla di pelo e artigli sradica-alberi grande come un elefante. Non mancavano creature marsupiali come il predatore Thylacosmilus dalle zanne a sciabola.
3) Australia: leggetevi il National Geographic, no? Fra leoni marsupiali e canguri giganti, il mega-vombato noto come Diprotodon, il più grande marsupiale conosciuto, spicca come un fulgido, pelosissimo astro delle dimensioni di un rinoceronte. Una gigantesca lucertola predatrice, una volta nota come Megalania ma ora chiamata Varanus priscus perchè strettamente imparentata coi moderni varani, seminava il terrore coi suoi oltre sei metri di lunghezza.
4) Nuova Zelanda: qui gli uccelli la fanno da padrone. Il Moa (Dinornis) coi suoi quasi 4 metri d'altezza, era il più grande uccello conosciuto, una sorta di iper-struzzo dal collo lunghissimo e dalle piume filamentose. Anche con la sua mole, il pacifico Moa non era al sicuro dalla più grande aquila mai esistita, l'aquila di Haast (3 metri di apertura alare e 15 kg di peso, che per un uccello volatore non è poco).
sabato 9 ottobre 2010
Visita all'American Museum of Natural History
Con notevole ritardo ho deciso (perchè no?) di scrivere le mie impressioni sulla mia (doppia) visita all'American Museum of Natural History, che ho avuto occasione di fare durante una piacevole vacanza a New York alla fine di luglio. Studiando io all'università di Bologna, mi è capitato spesso di passare per il Museo di Zoologia di questa città: due o tre piani, relativamente piccolini, in cui sono sistemate teche contenenti animali impagliati polverosi e bucherellati dai tarli, spesso imbalsamati male e probabilmente morti intorno al 1300, accatastati con pochissimo criterio e senza uno straccio di spiegazione scritta. Il luogo è sempre deserto e tetro, e vagamente inquietante. Essendo abituato a una tal lugubre messa in scena, è naturale che la mia testa sia praticamente esplosa entrando in quel tempio della scienza che è l'AMNH, 4 piani e chissaddio quanti metri quadrati di esposizioni modernissime e spettacolari comprendenti milioni di reperti. Ecco un elenco delle cose che mi hanno colpito maggiormente e del perchè:
1)Mammiferi Nordamericani: dopo il museo di Bologna, tutto mi sarei aspettato fuorchè l'entusiasmarmi per animali impagliati, e soprattutto per animali impagliati non provenienti dai paesi dove al giorno d'oggi la megafauna è più spettacolare - Africa e Asia. Sorprendentemente invece, forse proprio perchè gli animali di questi due continenti sono usati fin troppo spesso nei documentari naturalistici, mi ha appassionato molto di più l'esposizione di mammiferi nordamericani: gli esemplari sono vecchi ma conservati alla perfezione, tanto da sembrare vivi, e inseriti in spettacolari e artistici diorami.
2)Rettili e Anfibi: rispetto ad altre sezioni del museo, gli amici striscianti si beccano una sala relativamente piccola, ma estremamente ben realizzata e affascinante. Vi sono alcuni rettili impagliati DAVVERO enormi (Coccodrillo Americano, Alligatore del Mississippi, Testuggine di Aldabra, alcune Tartarughe Liuto e Varani di Komodo e un pitone reticolato inseriti in bei diorami) e moltissimi altri rettili e anfibi più piccoli sistemati in teche a seconda dell'argomento (riproduzione, crescita, alimentazione...) sempre accompagnati da spiegazioni ben fatte e dettagliate.
3)Biodiversità: a parte la bizzarra decisione di costruire un gran diorama centrale della foresta pluviale e poi lasciarlo immerso nella penombra, la sala della biodiversità è davvero bella: per metà occupata da cartelloni e monitor informativi, per l'altra da un imponente albero della vita composto da esemplari o modellini di un vastissimo numero di specie che va a coprire tutti o quasi tutti i phyla conosciuti, sistemati secondo la storia evolutiva e i legami di parentela.
4)Oceani: due piani di bellissimi diorami rappresentanti la grandissima varietà degli ecosistemi marini e dei loro abitanti, con annesse spiegazioni su di essi e sulla loro importanza per l'uomo. Al centro, appeso al soffitto, c'è un modello in scala 1:1 di Balenottera Azzurra. Uno non può avere idea di quanto cazzo è grande una Balenottera Azzurra finchè non lo vede coi suoi occhi.
5)Evoluzione dell'Uomo: molto interessante anche la sala contenente reperti fossili (tra cui la leggendaria Lucy) e articolate spiegazioni sull'evoluzione dell'uomo e del suo cervello. Meno condivisibile l'idea di dedicare altre, vaste sale di un museo SCIENTIFICO a reperti antropologici di varie culture umane più tarde.
6)Fossili: l'attrazione principale del museo, e si capisce anche il perchè. 5 sale (Origine ed Evoluzione dei Vertebrati, Dinosauri Saurischi, Dinosauri Ornitischi, Origine ed Evoluzione dei Mammiferi, Mammiferi Preistorici) ricolme di fossili bellissimi e straordinariamente conservati di un incredibile varietà di gigantesche e bizzarre creature preistoriche. Ho notato con piacere che conoscevo come vecchi amici un certo numero dei fossili esposti, le cui fotografie si trovano spesso in pubblicazioni sull'argomento, e ora potevo finalmente vederli di persona. Oltre a creature generalmente sconosciute, qui ci sono le superstar dei dinosauri, quelli che ogni bambino con un pò d'amor proprio conosce a menadito dall'età di 2 anni: il T-Rex, l'Apatosauro, lo Stegosauro, il Triceratops, l'Allosauro e innumerevoli altri. Lo spettacolare scheletro del Barosauro che difende il suo cucciolo da un Allosauro si trova non nell'area dei fossili, ma nell'atrio del museo.
Che dire? Wow. Ho visitato il museo ben due volte, e anche se le mostre temporanee (rettili vivi, planetario con la voce di Woopy Goldberg, ULTERIORE planetario con la voce di Leonardo di Caprio) non erano particolarmente interessanti, le esposizioni permanenti sono più che sufficienti a superare anche le più alte aspettative.
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venerdì 8 ottobre 2010
PARASSITI!
Un post per ricordare un gruppo di organismi di solito (anche giustamente) odiati a sangue, accomunati non tanto da legami di parentela (possono essere unicellulari o pluricellulari, piante o animali, vertebrati o invertebrati) quanto dallo stile di vita basato sul ricavare cibo e altre risorse a danno di altri organismi: sto parlando dei parassiti. Ho sempre avuto un rapporto di amore-odio nei confronti di questa vasta accozzaglia: da un lato sono ipocondriaco marcio, la sola vista in fotografia di frattaglie e malattie mi fa venire un conato, e le punture estive di zanzare e tafani, oltre a qualche assalto di FOTTUTE zecche mi fanno provare il comune odio verso gli opportunisti della natura, siano essi insetti ematofagi (succhiasangue) o vermi nematodi che si scavano la loro strada negli organi vivi della vittima. Dall'altro i parassiti sono uno dei più fulgidi esempi di cosa è in grado di fare l'evoluzione, e di fin dove sia disposta a spingersi la vita pur di accaparrarsi quel pò di risorse che le permettano di continuare a esistere. Dopo tutto, alcuni di questi esseri hanno scelto proprio l'habitat più estremo di tutti, il luogo da cui tutti gli altri organismi si sforzano di tenersi lontani: la pancia di un altro animale. Per sopravvivere a seconda della loro specializzazione (interni o esterni, immobili o mobili, ematofagi, mangiatori di carne o di cibo già digerito) e del loro phylum (artropodi, nematodi, platelminti, cordati...) questi esseri hanno sviluppato inoltre una serie di strumenti e cicli vitali incredibilmente interessanti. Essi hanno inoltre un ruolo fondamentale nell'ecosistema, contenendo determinate specie o fungendo da preda per altre, e di recente gli ecologi hanno cominciato a realizzare che un ecosistema sano deve avere sane popolazioni di parassiti.
Fra parentesi, l'immagine immortala un crostaceo isopode che ha l'abitudine di ancorarsi alla base della lingua dei pesci bloccandone il flusso sanguigno; la lingua a breve muore e si distacca, ma il pesce può sempre continuare a usare l'isopode al posto di essa, in modo da condurre una vita "normale" e lunga (come lo sarà, di conseguenza, quella dell'isopode). La natura a volte sa essere una psicopatica figlia di puttana.
sabato 25 settembre 2010
Spotlight Zoologia: Hexapoda
Se il nome vi sembra strano e oscuro, sappiate che è solo il modo per indicare gli Insetti e pochi loro stretti parenti a sei zampe (Entognatha). Perchè, in una sezione dedicata agli animali più bizzarri e meno conosciuti, parlare di un gruppo così vasto e così (relativamente) familiare al grande pubblico? In effetti, non intendo parlare della biologia degli Hexapoda, argomento che non potrebbe essere esaurito nemmeno in un'intera biblioteca di testi specializzati, in un patetico post di un blog che non segue nessuno. Vorrei fare solo alcuni brevi cenni sull'importanza di queste creature che la maggior parte delle persone considera fastidiose o trascurabili. Dei meno di 2 milioni di specie viventi conosciute, 900.000 (una buona metà) sono costituite dai soli insetti (senza contare quindi gli altri artropodi loro parenti). I mammiferi conosciuti sono circa 5000, il che significa che per ogni specie di mammifero ne esistono 180 di insetti, senza contare che, mentre è raro scoprire nuove specie di mammiferi, non è necessario alcuno sforzo per scoprire nuove specie di insetti: basta stendere un telo bianco fra due alberi in Brasile, di notte, e illuminarlo con una torcia - la maggioranza degli insetti che sciameranno su di esso saranno ignoti alla scienza. Questo fa capire come è probabile che in realtà le specie di insetti per ogni specie di mammifero siano diverse migliaia. Oltre che come numero di specie, gli insetti superano di gran lunga gli altri animali terrestri anche come biomassa. La maggior parte della massa animale vivente nel mondo è costituita da insetti (nelle foreste pluviali superano gli altri animali di 4:1). L'enorme diversità e l'enorme numero fa capire la loro enorme importanza nell'ecosistema: Edward O. Wilson ha stimato che se, per assurdo, tutti gli insetti sparissero di botto, nel giro di 6 mesi le terre emerse si trasformerebbero in una landa desolata, e che di conseguenza persino la razza umana arriverebbe molto vicino all'estinzione o si estinguerebbe del tutto. Tutte le piante che necessitano degli insetti per essere impollinate (una gran parte) sarebbero condannate all'estinzione, e anche la maggior parte di quelle impollinate dal vento e dall'acqua soccomberebbe a causa dell'impoverimento del terreno, non più rimescolato dagli insetti. Gli animali che si nutrono di queste piante e quelli che si nutrono di insetti morirebbero all'istante, e così gli animali che si nutrono di tali animali, e gli altri che stanno in cima alle catene alimentari. Fra tutti i pericoli che facciamo correre al nostro ecosistema, comunque, di certo non dobbiamo preoccuparci della totale scomparsa degli insetti, perchè non potremmo ottenerla neanche utilizzando tutto quello che abbiamo a nostra disposizione: sono troppo diffusi e adattabili, e le tonnellate di veleni che scarichiamo loro addosso servono solo a colpire l'ambiente circostante.
Alcuni dicono che dopo la nostra fine il mondo sarà dominato dagli insetti. Io non so se la nostra specie si estinguerà mai, ma questo non importa, perchè in effetti, vista la superiorità di numero, massa, distribuzione e persino influenza sul resto della biosfera, il mondo è già degli insetti, lo è sempre stato da quando c'è vita sulle terre emerse e lo sarà sempre fino alla fine fiammeggiante che attende il pianeta (o anche oltre: se noi la scamperemo fuggendo su qualche altro pianeta, dovremo portare con noi molte specie di insetti utili e altre, parassite, ci seguiranno comunque). Se un alieno osservasse la nostra civiltà da lontano, vedrebbe come ci affanniamo a costruire abitazioni e a produrre cibo usufruendone soltanto in minima parte, mentre loro godono a milioni per ogni singolo frutto della nostra fatica, superandoci in numero di parecchie migliaia nelle nostre stesse case e nutrendo i loro figli col nostro cibo, e non ci metterebbe molto a capire chi sono i servi e chi sono i padroni.
Amen.
sabato 11 settembre 2010
Alien esiste!
La mente umana, nonostante la maggior parte degli individui si sforzi al meglio delle sue possibilità di provare il contrario, è straordinaria, infinitamente superiore a quella di qualsiasi altro animale. Essa è, comunque, legata all'imitazione e alla rielaborazione dei meccanismi e delle forme della natura; sia che si parli di scienze pratiche, sia che si parli di arte, l'uomo imita e rielabora ciò che vede e osserva intorno a se. Questo è particolarmente evidente nei film di fantascienza, dove mostri di varia forma e dimensione, per quanto elaborati, non sono che un rimescolio di varie parti di organismi terrestri. Il mio mostro preferito è l'Alien, uno degli esseri più inquietanti e visivamente originali mai apparsi sul grande schermo. L'Alien è anche un esempio di un fatto straordinario: quelle poche volte che sembra che l'uomo sia riuscito a inventarsi qualcosa di così bizzarro da non trivare riscontro nella natura, salta poi fuori che in realtà la natura aveva già inventato quel qualcosa da milioni di anni, solo che non era ancora stato scoperto.
Che esistano parassiti simili nel comportamento all'adorabile mostro bavoso non è una novità, ed è probabile che anche i creatori del film li conoscessero. Si tratta infatti dei mitici Icneumonidi, vespe il cui raccapricciante comportamento è stato uno dei motivi che ha fatto dubitare Darwin dell'esistenza di un dio benevolo. Questi Imenotteri infatti depongono le uova nella carne viva delle loro prede, e alla schiusa le larve cominciano a nutrirsi della vittima (di solito un bruco o un'altro tipo di larva di insetto) dall'interno, lasciando per ultimi gli organi vitali in modo che l'animale non muoia e marcisca. Soave. Alcuni entomologi pensano che le vespe parassite potrebbero essere il gruppo di animali col maggior numero di specie sulla Terra (record attualmente in mano, o meglio in zampa, ai Coleotteri), per il semplice motivo che quasi ogni insetto studiato è parassitato da una o più specie di queste vespe. Gli Icneumonidi se ne sbattono altamente dei legami di sangue, e non esitano a infestare altri Icneumonidi, tanto che esiste un caso in cui un particolare bruco è infestato da un certo Icneumonide, le cui larve vengono parassitate da un altro Icneumonide mentre si trovano ancora nel bruco. Queste larve dentro la larva dentro il bruco sono parassitate da un ulteriore Icneumonide, le cui larve ancora dentro le larve nelle larve nel bruco sono parassitate da un ultimo Icneumonide. Alla fine, da questa matrioska entomologica emergeranno vittoriose solo le larve dell'ultima vespa, divorando dall'interno gli animali che hanno divorato dall'interno le larve che hanno divorato dall'interno il bruco. Una cosa del genere non si troverà mai in un film di fantascienza, perchè è troppo improbabile per essere presa sul serio dagli spettatori, eppure è vera.
Quello che invece forse i Creatori di Alien non sapevano quando hanno realizzato il film è che anche la caratteristica "bocca dentro la bocca" del celebre mostro esisteva già in natura, precisamente nella murena. Le mascelle di tutti gli Gnatostomi (che, in un epico colpo di scena, significa "Animali la cui bocca è dotata di mascelle") derivano dalla trasformazione del più anteriore degli archi faringei dell'embrione; nella murena anche un altro arco, che si trova più indietro, subisce una simile modificazione, diventando un secondo set di mascelle dentro la bocca. La murena morde con le mascelle principali, poi con quelle secondarie, che trascinano la preda verso il fondo della gola e permettono alla murena di aprire e chiudere ripetutamente la bocca per mordere senza che la preda fugga.
Ora manca solo la scoperta di un animale dal sangue acido e poi potremmo dire ufficialmente che Alien esiste, frammentato nelle varie e diverse specie che abitano la Terra.
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lunedì 30 agosto 2010
Evoluzione + Dio = ...?
Nonostante il triste disprezzo per tutto ciò che è scienza dimostrato dalla maggior parte degli italiani, c'è da dire che perlomeno da noi il problema del creazionismo (oggi detto anche "Intelligent Design") è relativamente contenuto rispetto alla situazione americana, che vede più di metà della popolazione incapace di accettare un fatto ormai dimostrato e arcidimostrato da più di 150 anni, su cui si basa l'interezza delle scienze biologiche e quindi anche buona parte della medicina, e che ogni momento che passa viene comprovato e compreso sempre di più. Ciononostante, anche fra coloro che in tutto il mondo accettano l'evoluzione, la maggior parte è comunque convinta che essa non interferisca con l'idea dell'esistenza di Dio - molti evoluzionisti sono religiosi, e anche fra molti degli atei regna la convinzione del bisogno del rispetto assoluto delle altrui convinzioni, per amore del quieto vivere, il che può sicuramente apparire corretto. PURTUTTAVIA:
Il rispetto delle convinzioni altrui non è una cosa dovuta a chiunque. Se così fosse, saremmo costretti a rispettare anche le convinzioni di razzisti, nazisti, pedofili e compagnia bella. Le convinzioni altrui nel campo della condotta vanno rispettate se hanno ragioni logiche e giuste di essere così come sono, altrimenti vanno ostacolate per evitare pericolo all'interessato e soprattutto a chi lo circonda. E' il principio che sta alla base di cosucce del tipo "Sbattere in galera chi ritiene che la ricchezza personale possa essere ottenuta con l'inganno e il disprezzo della legge, e agisce di conseguenza". Ora, direte voi, come si può paragonare la religione a qualcosa come un crimine? Essa detta molti principi di giustizia e buon senso. Il punto è che l'unico motivo di credere in qualcosa è quello di agire basandosi su tale credo, e quindi chi crede in Dio dovrà basare il suo agire sulla parola di Dio, e qui sta la fregatura. Il nostro mondo si basa su leggi scientifiche, non sulle leggi approssimative (nel migliore dei casi) o completamente insensate di un essere fittizio, la cui esistenza sarebbe provata unicamente da un libro (a questo punto io potrei dire che, essendoci ben sei film di Star Wars, l'esistenza di Lord Fener è ben più provata di quella di Dio). Chi prova a interagire con questo mondo non seguendo le sue regole ma quelle di Dio è destinato a fallire nei suoi intenti (se è fortunato), o a mettere in pericolo se stesso e chi lo circonda (se è sfortunato). Francamente, non so cosa pensare di chi dice di credere in Dio e poi vive come se non ci credesse: in cosa si esplica, esattamente, il loro credere? Questa non è fede, è nevrosi.
Tornando all'evoluzione: molti dicono che è possibile pensare che Dio abbia dato il via alla vita e che poi questa si sia evoluta come tutti sappiamo (non voglio nemmeno prendere in considerazione quello che dicono quegli aborti senza palle dei sostenitori dell'Intelligent Design, perchè ha meno dignità di una scarica di diarrea di cinghiale). E' possibile? Si, lo è, in una visione inutilmente forzata e surreale dei fatti, in cui Dio fra l'altro viene presentato come un completo coglione. Mi spiego meglio: se si vogliono accettare contemporaneamente i fatti scientifici e l'esistenza di Dio, ci si dipinge uno scenario in cui Dio, dopo l'inizio dei tempi, impiega ben 10 miliardi di anni per creare la vita (età stimata dell'Universo: Circa 14 miliardi di anni - età stimata della vita: più di 3 miliardi di anni). Homo sapiens sapiens è comparso circa 200.000 anni fa, e proprio quest'anno Craig Venter ha creato la vita artificiale. E' una mia impressione, o 200.000 anni sono una cifra considerevolmente inferiore a 10 miliardi di anni? Questo significherebbe che noi umani siamo esattamente 5000 volte più rapidi e intelligenti di un essere considerato perfetto. Wow - abbasso la modestia! Ma non è finita qui. A questo punto secondo coloro che vogliono conciliare scienza e fede, è avvenuta l'evoluzione (lo ripeto ancora una volta, non prendo in considerazione quella merda dell'ID); cioè, in pratica Dio non solo ci mette un tempo spropositato a creare la vita, ma inoltre dopo averlo fatto si siede su una sdraio e se ne lava le mani, lasciando che le mutazioni casuali e la selezione naturale facciano tutto il resto, il che fra l'altro esclude che noi siamo i suoi figli prediletti fatti a sua immagine e somiglianza, a meno che il buon Signore non abbia confidato che, con un tremendo colpo di culo, il caso avrebbe prodotto in milioni di anni di prova ed errore proprio le creature che aveva in mente. Alla faccia dell'essere perfetto, buono e onnipotente. Dio è per definizione tutte e tre le cose, e visto che il dio che salta fuori conciliando scienza e fede non ha questi attributi, sicuramente non è un dio e non c'è ragione di postulare la sua esistenza.
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domenica 29 agosto 2010
Spotlight Zoologia: Maniraptora
Chiunque abbia anche solo un minimo d'infarinatura sui dinosauri (cioè pressochè nessuno a parte gli addetti ai lavori) o, più semplicemente, abbia visto Jurassic Park, può vantarsi affermando di sapere che gli uccelli sono i diretti discendenti dei dinosauri. In effetti, non è esattamente così: d'ora in poi, quando si parlerà dell'estinzione dei dinosauri, voi potrete esclamare con falso stupore: "I dinosauri si sono estinti? E quando è successo?" visto che ormai quasi tutti i paleontologi e i biologi evoluzionisti concordano sul fatto che gli uccelli siano dei veri e propri dinosauri, gli unici che abbiano mai imparato a volare, e gli unici scampati all'estinzione del Cretaceo. Gli uccelli fanno parte del clado dei Maniraptora ("Ladri con le mani"), che comprende, fra gli altri, i Dromeosauridi come il Velociraptor, gli Oviraptoridi come l'Oviraptor e i Therizinosauridi come... beh, come il Therizinosaurus. Tutte bestiole di dimensioni variabili dal minuscolo al bello grosso, bipedi, carnivore o onnivore e spesso e volentieri ricoperte di piume. Vi sembra bizzarro che un pollo sia un dinosauro? Be', di sicuro il Velociraptor, piccolo, leggero e pennuto bipede dal muso aguzzo e dai grandi occhi, assomiglia molto di più a un pollo che ad un Brachiosaurus, 25 metri di gigante squamoso quadrupede con zampe da elefante, collo lunghissimo e testa arrotondata e gibbosa - eppure, non facciamo fatica a considerare il Velociraptor un dinosauro, quindi perchè escludere gli uccelli? Nella classificazione monofiletica, ogni gruppo deve includere un progenitore comune e tutti i discendenti, perciò è inevitabile classificare gli uccelli come dinosauri. I Maniraptora erano (whoops... sono) Teropodi, gruppo che include tutti i dinosauri carnivori, il che significa che il vostro canarino è in realtà strettamente imparentato con quella macchina assassina di 13 metri per 6, dal peso di 6 tonnellate, con al posto della bocca una tagliola lunga un metro e mezzo guarnita di sessanta denti a pugnale seghettato di 20 cm, in grado di frantumare in un colpo solo l'osso rinforzato di un grosso adrosauro, nota come Tyrannosaurus Rex.
Fico.
Il più antico dinosauro considerato già un uccello è l'Archaeopteryx litographica, forse il simbolo stesso dell'evoluzione, bellissima forma di passaggio con denti, coda e mani artigliate da rettile ma muso aguzzo, braccia allungate e soprattutto penne da uccello. Il più bel fossile di Archaeopteryx che si conosca (e uno dei miei fossili preferiti) immortala la creatura nella roccia stratificata delle cave di Solhnofen, in Germania, in una posa incredibile, quasi da Cristo sulla croce, con le braccia allargate e la testa reclinata all'indietro, quasi un enorme dito medio che la biologia e la scienza alzano nei confronti della religione: è questo il vero messia, è questa la verità.
sabato 28 agosto 2010
OGM, mon amour
Lasciate che spezzi una lancia in favore degli OGM, o almeno delle loro potenzialità. Probabilmente oggi esistono più italiani convinti della pericolosità degli OGM di quanti ce ne siano convinti della malvagità di Hitler. Neanche a dirlo, si tratta perlopiù di persone completamente estranee all'argomento - secondo un sondaggio di "Le Scienze" di qualche anno fa, la maggioranza di coloro che diffidano degli OGM non sa nemmeno cosa siano i geni, mugugnando cose del tipo "Sono quelle cose che stanno nella frutta", e io personalmente ho potuto constatare che pressochè nessuno sa cosa siano le biotecnologie. Le obiezioni agli OGM sono principalmente due, la prima delle quali è così idiota che non viene presa in considerazione da quegli oppositori preparati sull'argomento più della media, e si tratta dei rischi di salute. La gente immagina che gli OGM siano imbottiti di sostanze tossiche e veleni chimici, come si vede battendo "OGM" su Google Immagini e venendo sepolti da una serie di vegetali trafitti da siringhe varie, e i più preparati parlano di passaggio di materiale genetico dall'OGM a chi lo ingerisce (perchè? Vi preoccupate forse, quando mangiate una mela, di poter incorporare alcuni geni di mela?). Ovviamente sono cazzate, e l'unico pericolo è, per chi è allergico a una specie, di mangiare senza saperlo un OGM contenente geni di tale specie - pericolo prevenibile usando FOTTUTE ETICHETTE che informano sulle caratteristiche del cibo. Più degna di considerazione, e più rilevante visto il tema del blog, è l'obiezione relativa all'introduzione di OGM nell'ecosistema e al relativo pericolo di sovvertimento dell'equilibrio. Questa paura può apparire ragionevole, ma se ci si pensa un attimo è in realtà piuttosto ipocrita: da centinaia di anni introduciamo e coltiviamo specie estranee nel nostro paese (credete che mais e pomodori siano originari dello stivale?) e nessuno si preoccupa delle conseguenze ambientali, nonostante sia noto che l'introduzione di specie straniere sia la seconda più importante causa di estinzione al mondo subito dopo la perdita di habitat - altro fattore che, fra parentesi, viene in non piccola parte provocato sempre dalle colture umane in continua espansione. Se alle colture di specie straniere "naturali" (che poi naturali non sono, visto che le selezioniamo e modifichiamo da centinaia di anni) si sostituiscono in parte colture straniere artificiali, che hanno la potenzialità magari di produrre di più in minore terreno e senza l'aiuto di pesticidi, il nostro malridotto ambiente avrà solo di che guadagnarci. "Ma come" dite voi "oggi la maggior pate degli OGM fa uso di pesticidi più delle piante normali!" "E allora?" rispondo io. Le grandi industrie hanno scelto questa direzione sbagliata (OGM resistenti ai pesticidi), ma questo non significa che bisogna bloccare la ricerca in quella giusta (OGM che non abbisognano di pesticidi). "E se la scarsa diversità genetica rendesse gli OGM vulnerabili a nuove infezioni? E se i parassiti sviluppassero resistenza ai pesticidi?" dite voi. No, non è vero, non lo dite perchè siete troppo stupidi per formulare pensieri così astuti. Sono comunque buone domande, ma non sono muri: sono ostacoli che la ricerca deve superare. La popolazione aumenta, e nonostante il mostruoso scempio di risorse naturali molta gente muore di fame: qui o si va a OGM, o si spara in faccia a ogni nuovo neonato nella culla in modo che la popolazione mondiale sia contenuta e ridotta in quantità più sopportabile per la Terra. E chissà perchè, non credo che la seconda opzione godrebbe di consenso popolare.
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giovedì 26 agosto 2010
Un dipinto di Leonardo vale meno di uno scarafaggio?
La domanda potrebbe essere meno stupida di quanto appaia. Bisogna semplicemente confrontare i valori di un'opera d'arte con quelli di una specie vivente. L'opera d'arte ha 2 valori principali:
1) Il valore estetico, che è quello fondamentale, in quanto lo scopo primario dell'arte è la bellezza;
2) il valore didattico, a sua volta divisibile in 2 sottosezioni: in primo luogo ogni opera dà informazioni sulla storia e lo sviluppo dell'arte e sul contesto storico in cui è stata creata, in secondo luogo alcune opere possono volutamente contenere messaggi filosofici/politici/sociali/estetici lasciati dall'artista che vuole educare il pubblico.
Questi due valori sono condivisi da tutti gli esseri viventi:
1) Ogni vivente ha valore estetico, persino (anzi, di solito soprattutto) gli esseri spesso considerati disgustosi: la gente non ha idea della bellezza mozzafiato di un insetto solo perchè non lo guarda abbastanza a lungo prima di calpestarlo.
2) Ogni vivente insegna agli scienziati nozioni di botanica, zoologia, microbiologia, fisiologia, ecologia ed evoluzione. Ovviamente nessun vivente ha un "messaggio" lasciato dall'artista, a meno che voi non siate quei trogloditi dei creazionisti.
A questi se ne aggiungono però altri 3:
3) Uso pratico: l'uomo non fa più uso della raccolta, secondo voi? E il tonno che vi sbafate da dove viene, da un allevamento? Piccolo indizio: la popolazione dei tonni si è ridotta del 90% nell'ultimo secolo, e continua a calare. Molte specie selvatiche hanno utilizzo pratico anche importante (specialmente quelle marine), e vanno protette. Il leggendario entomologo (so che quest'associazione di parole potrebbe scioccarvi, sempre che voi beduini sappiate cos'è un entomologo) Edward O. Wilson inoltre suggerisce che i redditi ricavati dalle foreste pluviali potrebbero accrescersi enormemente se invece di abbatterle per ottenere il legno (arrecando danni incalcolabili e irreparabili all’ecosistema) si procedesse alla vendita della frutta spontanea, degli olii e di alcuni animali commestibili in esse originati, beni che vengono prodotti in continuazione a costo zero.
4) Banca genetica: ancora più importante. Ogni specie è il suo DNA, e la ricerca si è appena affacciata sul mondo della ricombinazione genetica: le creature selvatiche hanno geni che permettono loro di produrre sostanze utili o di sopravvivere nelle condizioni più estreme, geni che potrebbero venir inseriti nel DNA di specie diverse per moltiplicarne o modificarne gli effetti. L’importanza che le creature più bizzarre ed esotiche hanno per le biotecnologie mediche, alimentari, industriali è enorme, e ancora praticamente inesplorata.
5) Ruolo ecologico: il più importante di tutti. Ogni specie ha una parte nell’ecosistema, e le conseguenze di un’estinzione sono spesso imprevedibili: la scomparsa di alcune creature può non avere quasi nessun peso, più spesso provoca modificazioni a volte drammatiche nell’intero habitat circostante, e vi sono infine alcune specie così importanti la cui scomparsa può portare alla distruzione totale di tutto l’ecosistema in cui vivono (e sì, di solito si tratta di quelle creature considerate ripugnanti o insignificanti). Anche noi facciamo parte dell’ecosistema, respiriamo ossigeno generato dalle piante, mangiamo vegetali e animali, e dipendiamo da esso.
Tirate voi le somme.
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martedì 24 agosto 2010
Spotlight Zoologia: Pycnogonida
La sezione "Spotlight Zoologia" si occuperà di divulgare qualche informazione su specie o gruppi animali molto bizzarri ma poco noti al grande pubblico, che io sceglierò esclusivamente in base a quanto sono fighi. Il primo gruppo che esaminiamo è quello dei Pycnogonida o ragni di mare, creature che ho sempre trovato avere un look assolutamente straordinario. Come vedete dalle foto, l’aspetto generale è quello del frutto di un appassionato incontro erotico fra un opilione (quelle creature simili a ragni col corpo a pallina e le zampe filiformi che vi fanno tanto schifo) e un facehugger di Alien. Visto il loro aspetto non esattamente sexy, molti razzisti aracnofobici non saranno sorpresi nello scoprire che gli adorabili picnogonidi sono parte dei Chelicerata, il gruppo di animali che comprende anche gli Aracnidi e gli Xifosuri. L’ultimo nome non vi dice niente? “Limuli” va meglio? No? Come immaginavo. Chinate il capo e abbiate vergogna. Tornando ai Pycnogonida, è facile notare che le loro zampe scheletriche sono lunghe tanto quanto il loro corpicino è piccolo ed esile, il che lascia poco spazio per gli organi. L’intero organismo di questi artropodi marini è votato al risparmio di spazio: ogni muscolo è costituito da una singola cellula, l’apparato respiratorio è mancante (vista la sottigliezza degli animali basta la semplice diffusione dei gas), le sacche di uova sono appese esternamente a due zampe specializzate, e l’apparato digerente si estende perfino all’interno di alcuni degli arti. Cosa fanno questi bellimbusti tutto il giorno? Vagano per i fondali usando la loro proboscide per predare organismi marini mollicci e sedentari come anemoni e briozoi. Vanno dal diametro di 1 mm a quello di 90 cm, e vivono in tutti i mari, dalle profondità artiche al Mediterraneo – siete avvertiti!
Ecologia vs. Ecologismo
Inauguro il blog facendo un'importante distinzione, in quanto la maggior parte della gente è confusa sul significato della parola "Ecologia", e la prova di questo è che cercandola su Google Immagini si viene sommersi da una serie di ameni soli ridenti, foglioline stilizzate e anche quest'inquietante casa pelosa. L'Ecologia è, per definizione, quella branca della biologia che si occupa dello studio degli ecosistemi e delle interazioni fra gli organismi che li abitano. L'ecologismo, invece, è il movimento sociale che si prefigge di difendere l'ambiente. E' ovvio che tutti gli ecologi sono giustamente ecologisti, mentre la maggior parte degli ecologisti non sono ecologi, il che è tragico, visto che per aiutare la vita selvatica non bastano le buone intenzioni, ma servono le conoscenze degli scienziati. Ho la sgradevole impressione, fra l'altro, che la maggior parte degli ecologisti non abbia nemmeno le buone intenzioni, e abbracci il movimento più che altro per soddisfare la propria brama di attenzioni: "Guardatemi, sono un ambientalista, sono così originale e sensibile! AMAAATEEEMIII!". Per molti, purtroppo, la difesa dell'ambiente è una moda che serve più che altro come scusa per indossare magliette con tigri e delfini (si, perchè se gli animali non sono carini col cazzo che li difendono) e abbandonarsi a pratiche New Age che poco o nulla (cancellate il "poco") hanno a che fare con l'ecologia. Molti ecologisti sono menti semplici facilmente ipnotizzabili da vuoti slogan è incapaci di ragionare con la loro testa per rendersi conto che forse la chiave per ottenere quello che vogliono e che è auspicabile è proprio quella scienza da loro spesso demonizzata perchè portatrice del "cattivo" progresso. Se davvero tenete alla vita sulla terra, ascoltate i consigli di chi la vita la studia.
Abbandonate l'ecologismo, abbracciate l'ecologia.
lunedì 23 agosto 2010
Si alza il sipario
Il Tiktaalik roseae è un pesce ormai estinto dalla notte dei tempi, notevole perchè è uno dei primi organismi conosciuti a presentare caratteristiche che sarebbero state proprie dei tetrapodi (si, significa "con 4 gambe" e si, indica tutti i vertebrati terrestri). Vista la sua importanza come anello di congiunzione e la figaggine del suo nome, il nostro eroico sarcopterigio è stato scelto per diventare il simbolo di questo blog, che si prefigge di diffondere nelle molto scientificamente insipienti zucche italiane nozioni di base sull'affascinante mondo dell'ecologia, della zoologia e della biologia evoluzionistica. Tenterò il più spesso possibile di aggiornare il blog con articoli tratti dalla mia amatoriale ma non modestissima conoscenza del mondo vivente, aiutandomi con stralci opportunamente pescati da internet, che trattino di tematiche biologiche, e non m'importa se nessuno leggerà - è solo peggio per voi: vi perderete delle gran figate.
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